L’8 marzo delle donne di Istanbul

Il mondo oggi ha guardato la Turchia col fiato sospeso. Pochi giorni fa noi abbiamo assistito alla lotta delle sue donne.

Museo dell’Innocenza – Istanbul

Si è appena concluso l’incontro tra i ministri degli esteri ucraino e russo in Turchia, dove non è stato raggiunto alcun accordo per il cessate il fuoco in Ucraina. E mentre oggi gli occhi sono puntati con un filo di speranza su questo paese al confine tra Europa ed Asia, il suo presidente, Recep Tayyip Erdogan, ieri aveva definito una vittoria il confronto tra i ministri dei due paesi in guerra. In questo momento vorremmo risposte semplici a quesiti complessi, come perchè devono morire degli innocenti in virtù di accordi politici non raggiunti e una guerra territoriale anacronistica.

Non abbiamo risposte ma come giornaliste possiamo fornire elementi per costruire un puzzle che ci faccia avvicinare quanto più possibile alla verità. E allora vi raccontiamo la cronaca dell’8 marzo 2022 di Istanbul, nel paese che oggi è coinvolto da vicino per fermare una guerra ingiusta.

Durante il nostro La La Tour ci siamo trovati nel quartiere di Beyoglu per visitare il Museo dell’Innocenza. Ci siamo accorti di qualcosa di strano, la polizia a Istanbul è frequente vederla, ma ogni 10 metri c’era un manipolo di poliziotti e poliziotte in tenuta antisommossa, con mitra imbracciati, gas lacrimogeni, scudi e mezzi pesanti. Centinai di poliziotti schierati e nascosti dietro gli angoli di ogni strada. Descrivere l’atmosfera è impossibile. I cittadini turchi procedevano come sempre in bar e negozi e altrettanto abbiamo fatto noi.

Davanti al consolato russo poi, le forze dispiegate erano il quadruplo: file e file di polizia davanti ai cancelli. Come potete immaginare non ci siamo sognati di sfoderare videocamera o smartphone, preoccupati solo di uscire dalla zona recintata. Si perchè tutta la zona era recintata e decine di cittadini turchi, evidentemente colti di sorpresa come noi, si sono trovati bloccati in una città divisa.

Abbiamo provato a chiedere ma le risposte sono state poco chiare, abbiamo solo inteso che essendo la giornata internazionale della donna erano pronti a possibili disordini. L’immagine di donne che provocano disordini tali da dispiegare una tale forza armata ci ha stonato. Ma facciamo un passo indietro: nel 2021 la Turchia è uscita dalla Convenzione di Istanbul che dal 2011 codifica e condanna la violenza di genere. I movimenti femministi locali stanno lottando per un dietrofront del suo presidente. Commenti sono superflui, certo è che non c’è democrazia quando non si può manifestare e protestare contro qualunque decisione. Certo è che solo chi abita un territorio può cambiare le cose da dentro. Certo è che le donne turche ci stanno provando. Rientrati in albergo abbiamo trovato la notizia della non autorizzazione della prefettura alla manifestazione e del dispiego di forze per arginare disordini, oltre che alcuni arresti prima di questa.

Nel nostro La La Tour a Istanbul abbiamo visto cose meravigliose (che vi racconteremo a breve) di un paese dalla storia millenaria: abbiamo osservato gruppi di donne prendersi cura dei figli senza capire chi fosse la madre, sedute intorno a un tavolo accanto al marito (un marito e abbiamo contato fino a sette mogli), monumenti testimoni di una storia di 3000 anni che la maggior parte di noi legge solo sui libri, visitato un Hamam del 1500 e sperimentato il rito tradizionale.

Potremmo raccontarvi mille contradizioni, tra la bellezza della voce dei Muezzin che cantano i versi del Corano sei volte al giorno, agli spazi angusti riservati alle donne in molte moschee. Per ora vi lasciamo con il cartello che augurava a tutte le donne buon 8 marzo, nascosto in una strada poco battuta sulla costa asiatica del Bosforo, che nessuno tranne noi forse ha notato. E con la speranza che tutte le donne che sono scese in piazza Taksim due giorni fa, abbiamo segnato un passo in avanti per i propri diritti.