Quando si parla di vino e terracotta lo si fa sempre dal punto di vista del vino. Eppure quanto ci soffermiamo da wine lovers ad indagare sul legno, le dimensioni, il produttore quando si tratta di botti? O sulle forme e possibile vetrificazione delle vasche di cemento? O ancora sulle tecnologie delle autoclavi nelle cantine? Terracotta non non vuole dire terra qualsiasi, e Impruneta ricopre un ruolo importante in fatto di qualità della materia prima e know how. Per parlarne il 4 e 5 giugno 2022 alla Certosa di Firenze va in scena la 4° edizione di La Terracotta e il Vino.
Più di 200 etichette di vini affinati in giare (spesso termine confuso con anfore che hanno una forma diversa) di terracotta sui banchi di assaggio per scoprire come facevano il vino gli Etruschi, i Greci e non solo. Aromaticità diverse ormai in voga da qualche anno grazie a produttori che hanno creduto nel ritorno a questa tecnica di affinamento. Larga rappresentanza alle aziende italiane con numerosi ospiti esteri (dall’Austria all’Armenia).

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I 4 perchè della terracotta dell’Impruneta
- Fornisce un ottimo isolamento termico che consente di conservare il vino in modo ottimale. L’isolamento termico può dare risultati ancora migliori se il l’anfora viene interrata
- Consente al vino un’ossigenazione inferiore a quella di una barrique ma paragonabile ad una botte di legno di medie dimensioni. Ha il vantaggio di non aggiungere niente al vino, né tannini né aromi
- E’ un contenitore molto adatto a far emergere il varietale e in genere il frutto
- Rispetto al cemento crea isolamento con l’aggiunta di una eccellente ossigenazione che aiuta nei casi di varietà con frutto esuberante come Aglianico, Montepulciano, Piedirosso e Syrah, spesso appiattiti dal cemento