Vino e cancro: il bollino nero che fa tremare il mondo vinicolo

Womans hand rejecting more alcohol from wine bottle in bar concept for alcoholism or drunk driving

Il conto alla rovescia è iniziato. E fa paura. Il 15 febbraio il Parlamento europeo sarà chiamato a pronunciarsi sul Piano anticancro, un documento redatto dalla Beca, la Commissione speciale per la lotta ai tumori, che ha preso in esame comportamenti e prodotti agricoli considerati dannosi per la salute. L’alcol in generale, e quindi anche il vino, sono sotto accusa. In caso di approvazione del rapporto senza gli emendamenti richiesti dalle principali sigle di settore, il vino rischia di essere fortemente ridimensionato attraverso etichette con alert sanitari, limitazioni pubblicitarie, divieti di sponsorizzazione per eventi sportivi e l’aumento della tassazione.

Dopo anni di studi sul paradosso francese, ossia sulla bassa incidenza di mortalità da malattie cardiovascolari dei cugini d’Oltralpe, legata all’assunzione quotidiana di vino rosso (ricco di polifenoli e resveratrolo), di libri ed evidenze scientifiche (approfondisci con una nostra intervista del 2010 al Prof. Giacosa), si scopre che non solo che il vino non protegge dalle malattie cardiate, ma che anche un solo calice potrebbe causare il cancro. Il punto spinoso del dibattito è legato proprio alle quantità.

Un calice al giorno non toglieva il medico di torno?

C’è un passaggio della relazione della Commissione, che sembra smentire decenni di ricerche scientifiche del passato, secondo le quali un calice di vino rosso al giorno per le donne, massimo due per gli uomini, portano benefici alla salute, anche dal punto di vista sessuale.

Secondo il testo “non esiste una quantità sicura di consumo di alcol”. Il sillogismo “bere un calice di vino può portare al cancro”, quindi, ha provocato un vero terremoto nel settore, tanto che le principali sigle e associazioni sino sono attivate per chiedere degli emendamenti salva-vino.

Un’equazione che l’Associazione enologi enotecnici italiani condanna fermamente.
“Il Parlamento europeo ha un’opportunità storica: stabilire una volta per tutte che il bere moderato, consapevole e responsabile può essere un valore aggiunto alla salute dell’uomo, oppure decretare la fine della viticoltura italiana ed europea attraverso l’attestazione di qualcosa che non ha ragion di essere. Ci sono centinaia di studi scientifici in merito al tema vino e salute che affermano con certezza come un buon bicchiere di vino rientri in quello che viene definito stile di vita sano dell’individuo”, spiega il Presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella. “Sono anni che ci battiamo
contro l’uso smodato del bere alcolici, attraverso campagne di sensibilizzazione e soprattutto educando al bere bene e moderato
– aggiunge il Presidente – Quello che vedo da qualche tempo a questa parte è una certa volontà, da parte di alcune frange europeiste, di mettere in discussione le stesse identità dei Paesi membri e questo lo ritengo, francamente, inaccettabile. Noi enologi siamo i primi a voler tutelare la salute dell’uomo e siamo pronti a dare il nostro umile contributo al Piano in discussione al Parlamento europeo, ma lo vogliamo fare attraverso un percorso dettato dalla consapevolezza e dalla serenità di giudizio, certi che la differenza tra bere bene e moderato verrebbe chiaramente distinta dall’abuso dannoso”.

E’ di ieri la lettera inviata agli eurodeputati del Parlamento europeo dalle principali o organizzazioni della filiera vitivinicola italiana – Alleanza delle Cooperative Italiane- agroalimentare, Assoenologi, Confagricoltura, CIA – Confederazione Italiana Agricoltori, Copagri, Federvini, Federdoc, Unione Italiana Vini. “Crediamo che sia antiscientifico e dannoso continuare a demonizzare le bevande alcoliche, in particolare i vini, considerandole come fattori di rischio per il cancro in sé e per sé, dato che la discriminante è legata all’abuso, non al consumo moderato, come dimostrano gli studi scientifici. Pertanto, chiediamo di sostenere gli emendamenti volti ad affermare che sia il consumo dannoso e/o abuso di alcol ad essere un fattore di rischio e non il consumo in generale, nonché quelle proposte volte all’introduzione in etichetta non di indicazioni allarmanti (health warnings) bensì specifiche sul consumo moderato e responsabile. Infine, sarebbe opportuno accogliere l’emendamento che indirizza gli obblighi sulla sponsorizzazione sportiva specificatamente ai minori, evitando un divieto tout court”.