Ci sono storie di “resistenza“, fatte impegno, progettualità e visione anticonformistica, che sanno oltrepassare le generazioni. Quella della famiglia Noventa, a Botticino in provincia di Brescia, lo è. Che non si confonda il termine con “resilienza“, perché se quest’ultima preziosa capacità umana consta nel saper “assorbire un colpo” e “andare avanti nonostante tutto”, la resistenza è l’attitudine a contrastare il prodursi di determinati accadimenti, è il voler smuovere le montagne e puntare oltre la luna.
Questa tenacia nel saper andare oltre il già noto, e credere con coraggio di poter uscire dagli stereotipi, è di Pierangelo Noventa,
discendente di una famiglia di viticoltori che continua l’attività dei suoi avi tra la cantina, nella frazione Mattina, e le vigne, sparse tra i boschi a 400 metri di altezza. Pierangelo, autodidatta, nipote prediletto di un viticoltore, ha imparato dallo zio i segreti del Botticino. E da sempre ha creduto che potesse diventare una denominazione al pari delle altre.
Anche grazie a quel terreno unico, composto di marmo formatosi in epoca Giurassica, e composto da carbonato di
calcio di origine organica (sedimenti di microrganismi e gusci di molluschi mineralizzati) e inorganica (particelle portate dalle correnti e livellate dalle maree). Quel miscuglio di minerali a mezzo metro sottoterra è raggiunto facilmente dalle
radici della vigna, che lo assorbono e lo restituiscono alle uve. L’impatto sul profilo gustativo dei vini è potente: quel che spesso – e superficialmente – è definito mineralità, qui è proprio un’esperienza sensoriale.
Oggi la “resistenza” di Pierangelo è condivisa con la figlia Alessandra, assieme al marito di lei, Cristian Campana, e con la secondogenita Rossella. La cantina Noventa conta attualmente su 11 ettari vitati, produce circa 35mila bottiglie all’anno e
dal 2016 ha il prezioso supporto di Carlo Ferrini, che dopo una casuale visita ai vigneti si è innamorato del progetto Noventa.
Parliamo con la nuova generazione, che non solo resiste, ma che sta lavorando per una vera e propria rinascita del Botticino Doc, le sorella Alessandra e Rossella Noventa.
Qual è la sfida più grande nel mondo del vino oggigiorno?
Alessandra Noventa: “Oggi i produttori di vino sono molto numerosi e la qualità in media si è alzata. La nostra sfida è quella di far emergere l’unicità dei nostri vini; abbiamo dalla nostra la fortuna di avere un territorio morfologicamente unico, situato in una catena collinare ad anfiteatro aperto verso sud, fatto di di vigne in alta collina, terreni marnosi e con un microclima mediterraneo“.
Il primo ricordo legato al vino?
Alessandra: “Il mio primo ricordo è legato alle vigne: ricordo le vendemmie, quando tutta la famiglia si riuniva e arrivavano anche i parenti più lontani che non vedi frequentemente. Era l’occasione per stare con nonne e zie, vivendo momenti di spensieratezza e serenità durante la raccolta. Poi, a pranzo tutti insieme. Ricordo le risate e la gioia di stare insieme”.
Quali sono i vostri obiettivi aziendali?
Alessandra: “Conquistare il mercato italiano! Al momento il nostro Botticino è noto nelle zone limitrofe alla nostra azienda, ma credo che questa Denominazione meriti di essere conosciuta in tutta la Penisola. Di pari passo vorremmo ampliare il settore enoturistico, le premesse ci sono tutte (siamo in una zona strategica, tra Brescia e il Lago di Garda), dobbiamo arrivare a un pubblico sempre più ampio, che ora come non mai è alla ricerca di piccole realtà nascoste, proprio come la nostra”.
Vi siete viste passare il testimone da vostro padre Pierangelo: che responsabilità sentite e che desiderio avete di emularne i passi, piuttosto che di sperimentare?
Rossella Noventa: “Io e mia sorella siamo grate a nostro padre perché ci ha tramandato la sua tenacia, la voglia di andare avanti con la convinzione che il vino Botticino non abbia nulla da invidiare dalle più famose DOC italiane. Da parte nostra, abbiamo già introdotto numerose novità sia nella struttura aziendale che nella produzione: il vino rosato L’Aura, per esempio, è figlio della nostra generazione. Il senso di responsabilità ovviamente è presente, ma siamo consce che oggigiorno è necessario impegnarsi ancora di più rispetto al passato, non ci spaventa sperimentare anzi lo crediamo necessario. E se commetteremo errori, serviranno a costruirci la nostra personale esperienza“.
Come vi state confrontando col cambiamento climatico?
Rossella: “È un problema insidioso. Stiamo progettando impianti di irrigazione sui nuovi vigneti impiantati lo scorso anno, per garantire la buona crescita delle giovani vigne. Avendo tutti i vigneti in collina a 400 metri, è però molto complicato predisporre un sistema irrigatorio: stiamo selezionando i vigneti che ne hanno maggiore necessità e dove l’acqua è facilmente reperibile. Per il resto, le nostre vigne più antiche stanno superando bene anche queste annate siccitose: il loro apparato radicale, particolarmente sviluppato, è capace di sostenerle anche nelle situazioni più estreme”.
Come immaginate il futuro del Botticino e di Noventa?
Rossella: “Crediamo che in futuro ci saranno nuove vigne a Botticino, che saranno ripristinati nei luoghi degli antichi vigneti, ora prati incolti. Ci sono alcuni nuovi piccoli produttori che hanno piantato barbatelle, e siamo consce di avere aperto la strada per una rinascita di questo antico territorio. Non si potranno mai fare le grandi produzioni perché il territorio è impervio, ma vocato a produzioni di eccellenza. Noi, come cantina trainante, abbiamo da sempre spronato altri viticoltori perché siamo sicure che Botticino può crescere in notorietà anche grazie al turismo: oltre alle cantina, qui è possibile visitare e cave di estrazione del marmo Botticino Classico e il Museo del Marmo”.